Francesco Guccini: Inutile
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Francesco Guccini: Inutile
A Rimini la spiaggia com' vuota, quasi inutile di marzo,
deserta dell' estate, in ogni simbolo imbecille e vacanziera
e noi, senza nemmeno un poco d' ironia, fra gusci e quarzo,
ad inventare insieme primavera.
Era piovuto piano e senza pause quasi fino a quel momento,
picchiando sopra ai pali della spiaggia il mare si spezzava in lembi;
nel ristorante vuoto il cameriere, assorto e lento,
cifrava il rebus dei cumulonembi.
Compiendo poi quel rito inevitabile e abusato,
corremmo coraggiosi e scalzi lungo la battigia:
di un verde di bottiglia era quel mare affaticato, l' aria una stanza grigia...
Scoprimmo che oggi il mare lascia un povero relitto,
naufragi di catrame e di lattine arrugginite:
parlare era soltanto un altro inutile delitto contro le nostre vite...
Parlare, poi di cosa? Di quel vino troppo freddo e un poco andato?
O di quel fritto misto dato l con malagrazia naturale?
A chi triste di suo come un limone gi adoperato
d ancora pi tristezza mangiar male...
E dire che volevo regalarti un compleanno un po' diverso,
ma in noi turisti fuori di stagione c'era tutto di sbagliato:
la notte, gi una cosa andata via, il mattino perso
e il pomeriggio forse gi sciupato...
Per malgrado tutto si era stati bene assieme,
cos, senza un futuro, in incertezza intenerita.
Pensavo: "Farlo o no? Parlare o no? Restare assieme e poi cambiarsi vita?
Ma se fossimo stati un' altra coppia fra le tante
avremmo trasformato tutto in quella poca gioia
o avremmo litigato per sfogare ad ogni istante l' urlare della noia?
Domanda forse inutile, com'era forse inutile quel giorno,
da prendere cos come veniva, senza calcolare il resto;
ci salutammo in fretta e in fretta anch' io feci ritorno:
di marzo si fa sera ancora presto...
deserta dell' estate, in ogni simbolo imbecille e vacanziera
e noi, senza nemmeno un poco d' ironia, fra gusci e quarzo,
ad inventare insieme primavera.
Era piovuto piano e senza pause quasi fino a quel momento,
picchiando sopra ai pali della spiaggia il mare si spezzava in lembi;
nel ristorante vuoto il cameriere, assorto e lento,
cifrava il rebus dei cumulonembi.
Compiendo poi quel rito inevitabile e abusato,
corremmo coraggiosi e scalzi lungo la battigia:
di un verde di bottiglia era quel mare affaticato, l' aria una stanza grigia...
Scoprimmo che oggi il mare lascia un povero relitto,
naufragi di catrame e di lattine arrugginite:
parlare era soltanto un altro inutile delitto contro le nostre vite...
Parlare, poi di cosa? Di quel vino troppo freddo e un poco andato?
O di quel fritto misto dato l con malagrazia naturale?
A chi triste di suo come un limone gi adoperato
d ancora pi tristezza mangiar male...
E dire che volevo regalarti un compleanno un po' diverso,
ma in noi turisti fuori di stagione c'era tutto di sbagliato:
la notte, gi una cosa andata via, il mattino perso
e il pomeriggio forse gi sciupato...
Per malgrado tutto si era stati bene assieme,
cos, senza un futuro, in incertezza intenerita.
Pensavo: "Farlo o no? Parlare o no? Restare assieme e poi cambiarsi vita?
Ma se fossimo stati un' altra coppia fra le tante
avremmo trasformato tutto in quella poca gioia
o avremmo litigato per sfogare ad ogni istante l' urlare della noia?
Domanda forse inutile, com'era forse inutile quel giorno,
da prendere cos come veniva, senza calcolare il resto;
ci salutammo in fretta e in fretta anch' io feci ritorno:
di marzo si fa sera ancora presto...
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